Terzo settore, approvata la legge. Ecco come cambierà il welfare
italiano
ROMA 26/05/2016
Dal primo annuncio sono trascorsi poco più di 0
25 mesi. Era l’aprile 2014. Al Festival del volontariato di
Lucca il premier Matteo Renzi fece la sua promessa.
Trenta giorni dopo, in un tweet, comunicò ufficialmente l’avvio dell’iter. Seguiva un hashtag:
#lavoltabuona.
Oggi la la riforma del terzo settore trova il suo compimento. Ha infatti ottenuto l’ok definitivo
della Camera, che ha approvato il disegno di legge con 239 voti favorevoli e 78 contrari. Ottenuto
il via libera dal Parlamento, il governo inizierà il percorso per l’emanazione dei decreti delegati.
«Penso che in sei mesi ce la faremo, se siamo bravi» ha detto Giuliano Poletti. «Finora quelle sul
terzo settore erano leggi di derivazione fiscale – ha aggiunto il ministro del lavoro – questa parla
invece di trasparenza. Di fatto cambia l’impianto, che oltre a dare dignità a tutto il settore
favorisce anche le governance». Soddisfatto anche il sottosegretario Luigi Bobba, che questa
riforma l’ha seguita fin dai suoi primi passi. «Con l’approvazione di oggi conseguiamo tre
obiettivi», dice. «Il primo e più importante è la “carta d’identità” per il terzo settore. Seguono il
servizi civile universale, aperto anche agli stranieri, e la creazione di un ecosistema per le imprese
a finalità sociale. Siamo riusciti a creare una buona sintesi che ci permettere di continuare a
lavorare con gli interlocutori che ogni giorno operano sul campo, nella vita sociale e per il bene
comune. Sono loro gli interpreti di questa bella operazione normativa». Per il presidente della
commissione affari sociali, Mario Marazziti, siamo di fronte a un «grande cambiamento
culturale» perché «si dà organizzazione e dignità al terzo settore. Come? Chiarendo la sua natura,
lasciando spazio alla gratuità e al volontariato e non riducendolo alla sola impresa sociale.
Insomma, il terzo settore raccoglie un pezzo di paese capace di mandare avanti l’Italia…». Ora
inizia una nuova partita. Ovvero quella sui decreti delegati, senza i quali non sarà possibile
sbloccare le risorse stanziate per l’anno in corso.
1) Il contesto La
nuova legge servirà a definire la nuova identità del terzo settore. Non solo
specificando meglio i suoi confini, ma anche inquadrando il ruolo e la funzione dei cittadini che
scelgono liberamente di contribuire al raggiungimento del bene comune. Stiamo parlando di un
universo di oltre 300 mila organizzazioni non profit capaci di generare un valore annuo di entrate
Il testo di discussione sul#terzosettore Come promesso a Lucca,
un mese fa. Adesso un mese di discussione e poi parte
iter #lavoltabuona
00:01 13
Maggio 2014
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Matteo Renzi @matteorenzi Segui
impegnati in maniera non organizzata (dati Istat).
2) L’impianto Nella
sostanza la legge ha mantenuto la struttura del testo varato da Montecitorio
un anno fa. Tra le principali novità ci sono l’istituzione del servizio civile universale, la possibilità
di ripartire gli utili per le imprese sociali, il registro unico del terzo settore e la funzione di
vigilanza affidata al ministero del lavoro. L’iter parlamentare ha inoltre definito i criteri di
revisione dei centri di servizio per il volontariato (Csv). E’ infine prevista la nascita del Consiglio
nazionale del terzo settore (organismo di consultazione degli enti del terzo settore a livello
nazionale) e della Fondazione Italia Sociale.
3) Le risorse Per
l’applicazione della legge delega, con la legge di stabilità 2016 sono stati
stanziati 140 milioni per il 2016 e 190 milioni annuali per il biennio 20172018.
Sono stati inoltre
istituiti un fondo per il finanziamento delle attività di interesse generale promosse dagli enti del
terzo settore (17,3 milioni nel 2016, 20 milioni a partire dal 2017) e un fondo rotativo per
sostenere impresa e investimenti in ricerca (200 milioni di euro destinati al finanziamento a tassi
agevolati di piani d’investimento a favore di imprese sociali e cooperative sociali).
4) Cinque per mille Se
da una parte il governo ha reso “stabile” il 5 per mille, nell’ottica della
trasparenza e per favorire l’autonomia delle associazioni, i controlli di cui il ministero si farà
carico porteranno a una stretta di vite sulle realtà destinatarie di queste risorse. Il fondo a
disposizione è di 500 milioni, mentre la soglia di detraibilità aumenta da 2.065 a 30 mila euro.
5) L’identità Come
il volontariatoha trovato la sua prima definizione giuridica nella legge 266
del 1991, così il terzo settore è introdotto per la prima volta nel testo fresco di approvazione.
Norme, queste, che prevedono tra l’altro misure di semplificazione per il riconoscimento della
personalità giuridica, la redazione di un codice del terzo settore (finalizzato al riordino della
legislazione esistente) e l’istituzione di un registro unico del terzo settore. La legge prevede
inoltre procedure di iscrizione «semplificate e trasparenti».
6) La disciplina Armonizzare
e coordinare. Sono queste le due parole chiave che hanno ispirato il
riordino delle diverse discipline in materia di volontariato. Un percorso che si sviluppa su tre
fronti: oltre alla promozione della cultura del volontariato tra i giovani, la legge prevede una
revisione dei 76 Csv (alla loro costituzione concorrono enti di terzo settore e si provvede con
decreto del ministro del lavoro«secondo criteri di efficienza ed economicità») e l’istituzione del
Consiglio nazionale del terzo settore (che di fatto sostituisce l’osservatorio nazionali per il
volontariato).
7) L’impresa sociale Per
molti il vero cuore della riforma sta proprio qua, nei criteri di
definizione dell’impresa sociale come «organizzazione privata» che svolge attività «per finalità
di interesse generale e destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto
sociale». In concreto si individuano i settori di attività in cui può essere svolta attività d’impresa:
rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo 155 del 2006 si aggiungono anche i settori del
commercio equo e solidale, dei servizi per il lavoro finalizzati all’inserimento dei lavorati
previste: forme di remunerazione del capitale per le cooperative a mutualità prevalente, accesso a
forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali telematici e misure agevolative per favorire
gli investimenti di capitale (questi ultimi due punti avvicinano l’impresa sociale al trattamento
riservato alle start up innovative).
8) Il servizio civile Particolare
attenzione è riservata ai giovani. Il servizio civile diventa infatti
“universale”. Cioè aperto a tutti, ovvero a «italiani, cittadini comunitari e stranieri regolarmente
soggiornanti». La norma introduce un meccanismo di programmazione triennale e prevede un
tempo variabile per lo svolgimento del servizio (da un minimo di otto mesi a un massimo di
dodici). Le competenze acquisite saranno riconosciute e utilizzate nei percorsi di istruzione e in
ambito lavorativo.
9) Le questioni fiscali Il
nuovo regime tributario terrà conto delle finalità solidaristiche e di
utilità sociale dell’ente. La legge, oltre a completare la riforma del 5 per mille, prevede una
razionalizzazione e una semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità sulle donazioni a
favore del non profit, una razionalizzazione dei regimi fiscali e contabili semplificati per il terzo
settore e l’istituzione di un fondo da 20 milioni per finanziare iniziative e progetti promossi da
organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.
10) Fondazione Italia Sociale La
nuova Fondazione nasce con lo scopo di «sostenere la
realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi ad alto impatto sociale ed occupazionale» da
parte di enti del terzo settore. L’obiettivo è quello di indirizzare le azioni soprattutto verso i
territori e i